«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

mercoledì 28 febbraio 2024

Pensiero #11

L'unica strada percorribile, da noi "occidentali", è quella di fare un gigantesco e umile passo indietro, e riconoscere di aver finora inseguito dei falsi idoli, quali quelli di crescita, progresso, sviluppo, cercando di soddisfare solamente il piccolo io individuale, per tornare così alla nostra vera natura di esseri umani, immergendoci nel nostro grande ed eterno io, quello che tutto permea, recuperando infine il nostro indissolubile legame con la Natura, ovvero con noi stessi.

domenica 19 novembre 2023

Pensiero #10

Non vi rendete conto che i cosidetti femminicidi, come tanti altri abominevoli fenomeni della nostra società globale, derivano da una cultura, di matrice occidentale, che mette al centro di tutto l'ego, il piccolo io, che separa l'io dal resto, che incoraggia la competizione, la sopraffazione, l'apparire piuttosto che l'essere. Lo stesso tipo di cultura che ogni giorno, con ogni mezzo, state sostenendo e diffondendo. Tutto il resto è ipocrita retorica. 



mercoledì 26 luglio 2023

La banalità del buon senso - Pensiero #9

Il fatto che i media e la politica (o meglio il Potere) sfruttino i cambiamenti climatici per creare terrorismo e imporre delle restrizioni di libertà, non significa che i cambiamenti climatici non siano reali. 

Ciò è già avvenuto con il Covid, la pandemia era reale, ma è stata amplificata e usata per terrorizzare le persone e indurle all'obbedienza più cieca.

D'altronde, tale fenomeno fa leva sullo scientismo che non è altro che una delle forme più spietate di totalitarismo. 

giovedì 5 gennaio 2023

Intelligenza artificiale, una minaccia concreta


La prima e la seconda rivoluzione industriale, oramai passate da secoli, hanno condotto l'umanità all'utilizzo massiccio della meccanizzazione per svolgere ogni tipo di lavoro che nelle epoche precedenti era svolto invece interamente dal lavoro degli uomini o degli animali. Sono stati i combustibili fossili ad alimentare l'industrializzazione delle nostre vite e la macchina ha sostituito i muscoli e le mani dell'uomo in ogni tipo di settore produttivo.

La meccanizzazione, assieme successivamente all'automazione grazie allo sviluppo di elettronica e informatica nella cosiddetta terza rivoluzione industriale, ha implicato la riduzione progressiva della forza umana fino al rischio di compromettere la salute umana per scarso impiego della nostra fisicità. Oggi noi siamo costretti, se vogliamo mantenerci in buone condizioni, a fare dell'attività fisica, dello sport, ancor prima che per svago, per tenere allenati i nostri muscoli che ormai non servono più a niente. Se non siamo accorti e lungimiranti rischiamo di atrofizzarli e di conseguenza danneggiare il nostro corpo anche in modo permanente.

Con il prossimo avvento dell'intelligenza artificiale il grosso rischio che corriamo è presto detto. Se con la meccanizzazione e l'automazione abbiamo man mano perso l'uso del nostro corpo, e siamo adesso costretti a tenerlo in allenamento per far in modo che non si atrofizzi, con l'intelligenza artificiale perderemo gradualmente l'uso del nostro cervello, e se non saremo in grado di mantenerlo in costante e serrato allenamento forse si atrofizzerà fino a diventare inerte. Dovranno essere create delle vere e proprie "palestre per la mente": proprio come oggi corriamo sul tapis roulant restando in realtà fermi nello stesso punto, un domani impiegheremo la mente esclusivamente in giochi e attività fini a se stesse, poiché per tutto il resto ci sarà un computer che farà ogni cosa al nostro posto.

Più che un rischio, quello dell'intelligenza artificiale è una vera e propria minaccia alla vita umana e alla Vita tutta. Con il pretesto di facilitare la nostra esistenza, rispondendo a un numero crescente di bisogni, sempre più spesso creati ad hoc, di rendersi utile e comoda (utility e commodity), la tecnologia man mano che avanza incrementa il suo potere alienante e piega l'uomo al ruolo di semplice utente (user) sempre più passivo e inespressivo.

Se non prendiamo consapevolezza che la tecnologia non è neutrale, ma nasconde intrinsecamente numerosi effetti collaterali dannosi, che tendono ad allontanare l'uomo dalla sua vera natura in un processo di disumanizzazione atroce e probabilmente irreversibile, rischiamo davvero di soccombergli.

L'alba di una nuova era dovrà partire proprio da questo: ridimensionare la cieca fede nella scienza, e più in generale nella razionalità, limitare e regolamentare l'impiego e la diffusione della tecnologia, concentrandosi invece nello sviluppo di altre capacità umane, quelle interiori, quali la compassione, l'introspezione, la solidarietà.


sabato 10 dicembre 2022

L'etica non è questione di scienza, ma di coscienza Pensiero #8

Non sarò uno scienziato, ma un po’ di scienza l'ho studiata, e proprio perché l'ho studiata ne conosco i limiti. Non si può fare della scienza un idolo, diventerebbe quello che non è, Scienza con la "s" maiuscola, ovvero un dogma inviolabile. Principio cardine della scienza, invece, è la sua stessa imperfezione, incompletezza, è la scienza stessa a mettersi continuamente in discussione, a definire le sue leggi entro confini ben delimitati.

Altra cosa è la vita umana, l'esistenza umana, altrettanto imperfetta e precaria, altre le questioni: come scegliere di vivere la nostra vita, se e come utilizzare le nozioni scientifiche e trasferirle in applicazioni tecniche. Allora qui siamo nel campo dell'etica, e la scienza non c'entra proprio nulla, si tratta soprattutto di coscienza, di leggi dell'anima magari, ma non assolutamente di fatti scientifici.

Dovrebbero essere in primo luogo i principi e i valori etici (autodeterminati) a comandare le nostre scelte di vita, non le leggi di scienza e di Stato (eterodirette). Ma soprattutto dovrebbe essere l'etica stessa, quella di cui oggi si evita persino di parlare, alla base del nostro Stato di diritto.

mercoledì 19 ottobre 2022

La speciazione culturale è prossima, che fare?

 


La pandemia ha accelerato tutti i processi trasformativi, tra questi anche quello di speciazione culturale. È sempre più evidente che esiste uno scollamento tra la popolazione, in particolare tra le persone che hanno intrapreso un proprio percorso interiore, che le ha condotte ad acquisire uno stato di coscienza più elevato, e quelle che invece non hanno lavorato minimamente su se stesse e sono cadute facili prede della narrazione dominante, ignare di aderire al monopensiero, il loro stato di coscienza è ridotto, se non addirittura inerte. 

Questo distanziamento, non sociale, ma culturale non fa che aumentare e presto assisteremo a una vera rottura dovuta a una totale incomprensione tra i due gruppi; nonostante entrambi parlino la stessa lingua, vivano nello stesso luogo e nella stessa epoca, siano sottoposti agli stessi stimoli esterni, non riusciranno più a comunicare perché i loro presupposti di partenza, su cui basare qualsiasi minimo ragionamento, anche il più banale, sono completamente diversi, opposti direi. Per un gruppo si tratta di presupposti eterodiretti, quindi determinati e imposti dall'esterno, per l'altro gruppo invece sono presupposti autodiretti, ovvero generati e scelti dall'interno.

La domanda principale sarà quindi cosa succederà ai due gruppi, e soprattutto cosa succederà tra i due gruppi. Il gruppo dei consapevoli è per adesso in percentuale piccolissimo e non sta generando particolari problemi al Sistema, che lo etichetta e lo emargina molto facilmente isolandolo e facendolo apparire come un'anomalia di poco conto.

C'è da considerare, però, che la pandemia ha segnato una forte discontinuità col passato, uno spartiacque, un punto di non ritorno, e l'aggravarsi della triplice crisi (ecologica, economica e umana) è adesso, non solo di gran lunga accelerata, ma anche sicuramente inarrestabile.

Nel prossimo futuro, quindi nei prossimi anni, è prevedibile che il gruppo dei consapevoli cresca in modo esponenziale, uscendo dall'irrilevanza e dalla segregazione. Il Sistema probabilmente non riuscirà più a contenerli nella segregazione e dovrà prendere una decisione: o l'eliminazione diretta di tale gruppo dissidente oppure, molto più realistico e auspicabile, scendere a un qualche tipo di compromesso, magari allentando la presa su di loro, e garantedogli uno "spazio vitale culturale".

Una cosa è certa, il Sistema sta dando segni di cedimento ormai da tempo, e la pandemia ha dato un grosso scossone, provocando lacerazioni che sarà difficile rimarginare velocemente, visto anche che le crisi si sovrapporranno e si rafforzeranno a vicenda. Per restare in vita, dovrà necessariamente mantenere saldi i suoi dogmi (crescita economica, progresso tecno-scientifico, antropocentrismo) difendendoli allo stremo, anche là dove è palese che siano fallimentari, anzi là dove si evince che siano essi stessi le cause della crisi che attraversiamo, arrivando a difendere l'indifendibile, a negare le evidenze, facendo emergere una serie di paradossi e di insensatezze.

Non deve stupire, tuttavia, che molte persone, anche davanti a tali insensatezze e paradossi non si facciano delle domande, non mettano in discussione niente, non deve stupire perché dopo un vita intera, di più generazioni, vissuta nella totale e cieca fede in certi dogmi, ritenuti assolutamente incontrovertibili, è perfettamente normale che non si riesca a "vedere" con i propri occhi la realtà, che non ci si riesca a liberare di tali imposizioni culturali, un po’ per inerzia psicologica certamente, ma anche, e forse soprattutto, per una profonda, e magari inconsapevole, paura dell'ignoto.

Che cosa dovremmo fare, allora, noi che sentiamo di non appartenere più a questa società, noi che stiamo assistendo al crollo di un Sistema che da anni andavamo percependo come sempre più pervasivo? Io credo che la cosa più importante in questo momento storico sia quella di concentrare tutte le nostre forze nella costituzione di "sacche di resistenza culturale" autonome, ma alla cui base ci sia sempre e comunque un continuo e profondo lavoro su sé stessi, in cui ognuno, attraverso varie strade, coltivi la contemplazione del proprio grande io, l'io che è l'Uno e che ci unisce al Tutto. In poche parole, organizzare delle comunità di resistenza/resilienza in cui ogni membro si impegni, oltre che a un lavoro materiale e relazionale con la comunità, anche a un lavoro di risveglio interiore e di comunione con Dio.    


venerdì 26 agosto 2022

Quel vuoto che è il tutto

Dietro questa realtà c'è un'altra realtà
e dientro l'altra realtà ce n'è un'altra ancora.
In fondo ad ogni realtà c'è il vuoto.
Quel vuoto che è il tutto.


mercoledì 24 agosto 2022

Sono solo Vita

Io non sono qui, sono ovunque.
Io non sono ora, sono sempre.
Io non sono io, sono nulla e sono tutto.
Sono solo Vita.